di Leonardo Gori
Ci sono due eventi che ci offrono l’occasione per riparlare di Yambo,
Enrico Novelli, uno dei più versatili e notevoli talenti del Novecento
italiano, sospeso fra Letteratura, Illustrazione, Teatro, Fumetto e anche
Cinema. La prima è una mostra di notevole interesse, Yambo - un
eclettico tra due secoli, sponsorizzata dalla Regione Piemonte, dal Politecnico
di Torino, dal Cisda e dall’Unione Industriale, che si è svolta
presso la Facoltà di Architettura del Capoluogo piemontese dal 5
al 16 novembre 1996. Il catalogo della mostra, edito dallo Studio Bibliografico
Little Nemo di Torino, con percorsi critici che toccano àmbiti non
molto frequentati in pubblicazioni congeneri, quali l’Architettura e la
Tecnologia, riporta una larga messe di notizie, di curiosità e soprattutto
di immagini in gran parte poco conosciute e di sicura spettacolarità.
L’altro evento è una piccola "scoperta", di cui diremo fra poco.
Enrico de’ Conti Novelli da Bertinoro, patrizio di San Marino, figlio
del grande e celebrato attore Ermete, nato a Pisa il 5 giugno del 1876
ma cittadino d’adozione di Firenze, fu una delle vittime più illustri
della Seconda Guerra Mondiale. Morì infatti il 29 dicembre 1943,
per un attacco di cuore, durante uno dei rari bombardamenti del Capoluogo
toscano. Nella tragedia, forse, il Destino volle compiere un’opera pietosa:
Yambo, artista fra i più eclettici, nutrito dalla Cultura e dallo
spirito dell’Ottocento, innovatore negli anni dal ‘900 al 1940 ma nel miglior
solco dell’Art Noveau, del Liberty, del Déco, non avrebbe potuto
tollerare la banalità e la volgarità del Dopoguerra.
Yambo illustratore di libri - e di riviste, di "dispense", di racconti
pubblicati sui giornali a fumetti - in uno stile che prendeva le mosse
da Albert Robida, non avrebbe difatti potuto sopportare la "colonizzazione
culturale" d’Oltreoceano, portata dal Cinema, dai comics, da altri mezzi
di comunicazione di massa. Yambo scrittore, d’altra parte, si sarebbe trovato,
dopo il conflitto, a combattere con un mondo infantile e adolescenziale
disabituato ai romanzi e ai racconti "scritti", educato solo ai fumetti
che poi avrebbe in gran parte abbandonato per piombare in un’incredibile
sorta di completo "analfabetismo di ritorno".
Yambo autore di Narrativa Disegnata, infine, sarebbe stato ancora più
deluso dal "mondo nuovo" sorto dopo il 1945: le sue favolose invenzioni
grafiche avrebbero trovato sicuramente estraneo e ostile un mondo fatto
solo di sceriffi plebei, di "super eroi" e di horror d’accatto.
Ma Yambo fu anche un grande giornalista. Già intorno al 1894
collaborava a "La Sera" di Milano, dove aveva iniziato a commentare i propri
"pezzi" con degli espressivi "pupazzetti", in un’epoca in cui le foto sui
giornali erano rare. Yambo fu poi a Roma, dove fondò il mensile
illustrato chiamato appunto "Pupazzetto" (1901), pieno di un’ironia e a
volte di un sarcasmo (vi si sbeffeggiava anche D’Annunzio) che restano
ancora oggi memorabili. E a Roma Novelli cominciò a scrivere romanzi:
già a sedici anni aveva pubblicato Dalla terra alle stelle, ma il
suo capolavoro fu Le avventure di Ciuffettino, seguito da Due anni in velocipede,
Gomitolino, Lo scimmiottino verde, Gli eroi del Gladiator, Capitan Fanfara
e altri libri per ragazzi. In seguito si sarebbe rivolto anche ai "grandi",
con romanzi illustrati densi di un umorismo moderno e a volte, addirittura,
coraggioso. Diresse anche vari settimanali umoristici, e fu co-fondatore
del celebre "Il Travaso". Collaborò anche a "Il Novellino", forse
il primo "giornale a fumetti" italiano.
Poi, finalmente, fu la volta di Firenze. E al quotidiano "La Nazione"
Yambo trovò una vera casa, vi si "insediò". Riempì
le pagine del giornale con articoli di costume, cronache, e infine disegni,
che gli valsero una grande popolarità.
Qui si inserisce una nostra piccola "riscoperta", che getta nuova luce
sull’attività "fumettistica" di Enrico Novelli. Da tempo si sapeva
che su "La Nazione", nel 1920, Yambo aveva pubblicato delle autentiche
"strisce" a fumetti: il figlio Mario, in varie pubblicazioni rievocative,
ne aveva precisato anche il titolo, Le avventure di Lasagna e Pippo Bietta.
Purtroppo, però, varie ricerche non avevano dato esito positivo,
ed era lecito ritenere che si trattasse di una notizia imprecisa. Invece,
una nostra ricerca nell’archivio del quotidiano fiorentino ha chiarito
il piccolo mistero: Yambo curò interamente, almeno dall’ottobre
al dicembre del 1919, una intera pagina di fumetti, giochi e racconti,
dal titolo "La pagina dei bambini": usciva il giovedì, ma era inserita
solo nell’edizione pomeridiana del giornale e quindi è assente in
quasi tutte le raccolte consultabili del quotidiano. La pagina di Yambo
si alternava a quella "delle signore", che usciva il martedì, ed
era un autentico trionfo grafico, pieno di genialità e di invenzione.
Abbiamo quindi ritrovato Le disavventure di Lasagna e Pippo Bietta,
dimenticate da quasi ottant’anni: i due antieroi, uno piccolissimo, quasi
calvo e con gli occhi a palla, l’altro esile e lungo, cercano di campare
alla meglio la giornata, finendo regolarmente per rovinare l’incauto riccone
Crema, che tenta di aiutarli in ogni modo. La tavola-tormentone era tipica
della tradizione del "Corriere dei Piccoli", dove era stata già
portata a livelli straordinari da Antonio Rubino, Attilio Mussino, Sergio
Tofano e altri pionieri: ma di Yambo, finora, non era stato possibile studiare
esempi di fumetti così "precoci". Nella "Pagina dei bambini" abbiamo
"scoperto" anche I Viaggi straordinarissimi d’ "Incerato", moro di nascita
e fiorentino d’elezione, in cui - siamo ancora nel 1919 - al di là
del preciso riferimento a Robida, appaiono episodicamente anche dei balloons,
le "nuvolette" che escono dalla bocca dei personaggi. Si tratta, in entrambi
i casi, di storielle fantasiose, piene di ritmo, di "modernità"
(automobili, dirigibili, aerei) e di piccole crudeltà, comuni nei
"proto-fumetti" di quegli anni.
Non fu solo quindi negli anni Trenta, che Yambo scoprì le potenzialità
della narrazione per immagini. Il suo personaggio-principe, Ciuffettino,
prese vita nel 1935 sulle pagine del "Giornale di Cino e Franco"
e sugli albi dell’editore Giuseppe Nerbini; in seguito Novelli collaborò
anche con Mondadori, per il quale realizzò Gli uomini verdi e I
Pionieri dello Spazio ("Topolino", 1935); Robottino ("I tre porcellini",
1935); e infine di nuovo Ciuffettino (1941 e 1943).
Ancora per Nerbini Yambo scrisse e disegnò straordinarie "visioni
storiche" a metà fra realismo e sogno, con sfumature surreali, come
il Giulio Cesare pubblicato sul "Giornale di Cino e Franco", oppure di
deserti quasi metafisici e ancora disperatamente Liberty come Il segreto
dell’oasi di Cufra (sull’ "Avventuroso" del 1938). E ancora Oltre le frontiere
della civiltà e L’anello degli incas (sempre su "L’avventuroso",
1939 e 1940), o Makanis il bandito senza volto ("Piccolo Avventuroso" 1936)
o infine Orlandino cuor d’acciaio, pubblicato nel 1938 sullo sfortunato
settimanale "Pinocchio.
La "riscoperta" delle sue strisce per "La Nazione" del 1919 è
insomma di un’occasione da non perdere per riesaminare la poliedrica figura
di Yambo: il quale, sensibilissimo a ogni novità artistica ma anche
tecnologica, divenne pure regista cinematografico, realizzando prima un
Otello (1909) e poi, praticamente tutto da solo (ne fu anche interprete
e produttore) il film Fiorenza mia! (1914). Fu corrispondente di guerra,
e "arruolò" anche il suo personaggio di carta nell’immane tragedia,
pubblicando proprio sotto l’egida de "La Nazione" Ciuffettino alla guerra.
A un’altra sua passione, la scena, dedicò I fantocci di Yambo, teatro
di marionette che girò il mondo dal 1919 al 1943 e che nel 1938
apparve anche in un film, Marionette. Ma per il Teatro scrisse anche commedie
"serie", come Un onorevole in vacanza, Papà Gennaro, La cometa.
Insomma, un antesignano della "multimedialità", forse più
attuale adesso che ai suoi tempi.