IL MISTERO DEI "TAGLI" DI MANDRAKE

di Leonardo Gori

Atto primo.
20 Gennaio 1935. Sul numero 15 de "L’avventuroso", il coloratissimo giornalone a fumetti edito da Nerbini di Firenze, che settimana dopo settimana aumenta la sua tiratura in modo esponenziale ed è ormai un autentico "caso editoriale" (il primo numero, con Flash Gordon, Secret Agent X9, Radio Patrol e Jungle Jim, è uscito il 14 ottobre dell’anno precedente), appare a pagina 6 una nuova storia a puntate, dal titolo quanto mai evocativo: Mandrake, l’uomo del mistero, di Lee Falk e Phil Davis. Il protagonista è un elegante mago con tanto di frac e cappello a cilindro. Il suo assistente è un enorme negro di nome Lotar, vestito con una pelle di leopardo: la coppia è destinata a diventare una delle icone del Ventesimo Secolo. Le sequenze iniziali della puntata d’esordio sono decisamente dark: Mandrake appare solo nell’ultima vignetta della pagina (composta da cinque strisce di quattro panels ciascuna), preannunciato, nel buio incombente di una stanza, da un Lotar minaccioso e non ancora irresistibilmente autoironico. Nella puntata successiva, Mandrake evoca perfino l’immagine (ectoplasmatica?) di un favoloso villain, chiamato Il Cobra. I lettori, con tali promesse di brividi e fremiti, saranno letteralmente incatenati alla lettura della storia, settimana dopo settimana, confermando lo straordinario successo dell’indimenticabile settimanale.
La lunga storia d’esordio di Mandrake, apparsa negli USA dall’11-6 al 24-11-1934 e pubblicata su "L’avventuroso" dal n. 15 del 20 Gennaio 1935 al n. 43 dello stesso anno (4 Agosto), è composta di ben 143 strisce giornaliere. Nerbini, ovviamente, dispone delle "patinate" originali del King Features Syndicate: un’intera settimana (sei strisce consecutive) su grandi fogli di carta bianchissima e pesante (patinata, appunto) marchiati K.F.S.. Le fa tradurre in modo tutto sommato corretto e le stampa con ottimi risultati tipografici sulla candida carta del suo straordinario settimanale. All’inizio, mantiene perfino intatte le date scritte a mano dal letterista americano e i copyrights originali. La firma di Phil Davis appare solo in seguito, ma in ciò l’edizione italiana è conforme a quella originale: sui motivi di questo "ritardo" c’è una favolosa leggenda, alimentata dallo stesso Lee Falk, di cui magari parleremo un’altra volta.
Le strisce, balloons tradotti a parte, appaiono perciò perfettamente conformi a quelle originali, o almeno così sembra, fino alla striscia del 29-8-1934, l’ultima pubblicata su "L’avventuroso" n. 28 del 21 Aprile 1935. Sul numero successivo, si notano alcuni cambiamenti. Le date scritte a mano e le firme di Phil Davis permangono, ma i copyrights originali vengono accuratamente cancellati. Non solo per quanto riguarda Mandrake: subiscono la stessa sorte Radio Patrol e L’agente segreto X-9. Il motivo? E’ facile supporre che il settimanale "tutto americano", profondamente rivoluzionario nei contenuti e nella forma editoriale,  abbia suscitato proprio in quel periodo le prime perplessità negli educatori, nelle persone di cultura e forse anche a certi livelli del Partito. Non dimentichiamo che l’anno seguente, nel 1936, le gerarchie della Chiesa Cattolica correranno ai ripari, dichiaratamente in funzione "anti-Nerbini", con il giornale dell’Azione Cattolica, "Il Vittorioso", e che nel 1938 una violenta campagna stampa sapientemente orchestrata, oltre a un famoso Convegno sulla stampa per ragazzi di Bologna, stigmatizzerà i fumetti americani (e quindi nerbiniani) e fornirà l’alibi "morale" e "culturale" all’ostracismo dell’autunno di quello stesso anno.
Niente di più facile che Mario Nerbini abbia "annusato" un’aria non proprio favorevole per il suo fortunatissimo giornale da 500.000 copie settimanali (quanto avranno influito, poi, le invidie degli altri editori?) e abbia cercato di togliere gli elementi più sfacciatamente "americani" dalle strisce e dalle tavole. Contemporaneamente, in prima pagina, fa accuratamente coprire le nudità dei personaggi femminili nella storia di Gordon, in particolare nella scena (pubblicata proprio sul n. 28!) in cui Dale Arden è prigioniera nell’harem di Vultano, il Re degli Uomini Falco. I ritocchi sono evidenti, vengono notati anche all’epoca dai lettori più attenti. Nella storia di Mandrake, invece, sembra che tutto fili liscio, a parte la cancellazione dei copyrights. Le firme di Phil Davis permangono fin quasi alla fine dell’episodio: vengono cancellate solo a partire dal n. 41 (21 Luglio 1935), mentre vengono lasciate le date scritte a mano dal letterista.

Atto secondo.
La storia Mandrake l’uomo del mistero ha una fortuna editoriale straordinaria, e viene ristampata innumerevoli volte, fino all’alba degli anni Settanta. La prima edizione in albo esce in quello stesso 1935, edita da Nerbini: è del tutto conforme alla versione de "L’avventuroso". Tutte le edizioni successive, vista la qualità dell’edizione nerbiniana, vengono realizzate basandosi sull’albo in questione o sul settimanale. Fanno così anche i Fratelli Spada, negli anni Sessanta, che arriveranno a "lucidare" le strisce dell’Uomo Mascherato: perché non si richiedono le "patinate" alla K.F.S.? Mistero. Forse, nell’immediato dopoguerra, con gli scarsissimi mezzi di un Nerbini in via d’affondamento, non lo si vuole fare. Ma gli Spada devono invece aver tentato, trovando però difficoltà insormontabili. In realtà, alla K.F.S., le "patinate" originali ci sono, sepolte in qualche sotterraneo, ma in pratica non sono affatto disponibili, e tali rimarranno fino a oggi (tanto che in Internet, nella mailing list dedicata ai fumetti classici sindacati, si sta discutendo, in questo periodo, proprio di ciò).
Qualcuno, negli States, corre ai ripari. Si chiama Bill Blackbeard, è un ricercatore e uno studioso preparatissimo, che da anni raccoglie quante più clippings può (le strisce e le tavole ritagliate dai giornali d’epoca) e decide di fondare addirittura una sorta di museo, la San Francisco Academy of Comic Art (S.F.A.C.A.). E’ lui a fornire ai primi editori "amatoriali" italiani il Brick Bradford giornaliero di William Ritt e Clarence Gray, grande successo "a circuito chiuso" degli anni Settanta, sotto forma di perfette fotocopie xerografiche, che da noi sembrano ancora fantascienza. Blackbeard trova fra l’altro anche tutte le strisce di Mandrake, ma per il momento nessuno le richiede: del Mago di Falk e Davis, fino a metà degli anni Settanta, si fanno solo ristampe "anastatiche" da "L’avventuroso" e dagli albi Nerbini.

Atto terzo.
Un anno imprecisato, a metà dei ’70. Qualcuno (concedeteci di rimanere reticenti, almeno su questo punto!) richiede a Bill Blackbeard le clippings originali di alcune storie di Mandrake, fra cui proprio L’uomo del Mistero. Non le fotocopie, badate bene: proprio le strisce ritagliate dai giornali, perché ne ha una grande urgenza. Glissons sui particolari, ché non è proprio il caso. Le strisce (l’unica copia!) varcano l’Atlantico, arrivano in Italia e scompaiono nel nulla... Perché? Oh, beh, meglio non parlarne. Fatto sta che quelle preziose clippings non vengono utilizzate per alcuna ristampa: tutte le edizioni "filologiche" di Mandrake, che cominciano ad apparire, utilizzano ancora come fonte, per il primo episodio e anche per altre storie, il solito "Avventuroso".
Fa così anche Rinaldo Traini per quella che può ancora essere considerata l’editio princeps del Mago in Marsina, nella collana "New Comics Now". Ammette lui stesso che la migliore fonte per la storia d’esordio (l’unica? Abbiamo buoni motivi per ritenerla tale) rimane quella de "L’avventuroso": pulita, quasi perfettamente conforme all’originale, magnificamente stampata. Per tutti gli altri episodi pubblicati sulle sue prestigiose collane, Traini fa ricerche in tutto il mondo: interpella le agenzie locali del K.F.S. perfino in estremo Oriente, dovunque ci sia possibilità di raccogliere delle proofs d’epoca. Ma per il primo episodio, Mandrake l’uomo del mistero, utilizza ancora l’edizione Nerbini anteguerra.

Atto quarto.
1996/97. Enrique Zeiger, studioso americano di comics, dà una mano a Bill Blackbeard della SFACA nel tentativo di tappare i "buchi" delle collezioni dell’Accademia. E decide di cominciare da Mandrake, visto il problema capitato negli anni Settanta. Le "patinate", o proofs che dir si voglia, come abbiamo già detto non sono rintracciabili, e ormai anche le poche clippings rimaste sono in mano a sparuti collezionisti e quindi non disponibili. Non parliamo poi degli originali, in gran parte distrutti a suo tempo dallo stesso K.F.S.. Zeiger può contare solo sui microfilm delle Biblioteche pubbliche americane, che da almeno trent’anni sostituiscono intere collezioni di quotidiani mandate allegramente al macero. Ma c’è un problema: salvo rari casi, i microfilm sono di pessima qualità, e le fotocopie che si ottengono da essi non sono proponibili per una ristampa dei comics. Allora Zeiger escogita una soluzione geniale quanto terribilmente faticosa. Utilizzerà, per ricostruire gli episodi mancanti in archivio, le ristampe italiane (le migliori del mondo!). Dai microfilm prenderà solo i balloons, che pazientemente ricollocherà al posto di quelli tradotti. Ma, quando è già avanti con il "restauro" del primo episodio di Mandrake, la grande sorpresa...

Una strana meraviglia.

 
 
 
 
 
 
 
 

Mandrake, l’uomo del mistero, sequenza dal 22-10 al 27-10 1934: di seguito, pubblichiamo l’edizione Comic Art, che peraltro è assolutamente identica a tutte le altre. Nell’ultimo quadretto della prima striscia, Sheldon ha un’espressione mista di orrore e sorpresa: cosa avrà mai visto? La prima vignetta, panoramica, della seconda striscia, rafforza la sua drammaticità con l’assenza dei balloons. Sheldon è decisamente terrorizzato (mette anche le mani in posizione di difesa), lo stesso Lotar sgrana gli occhi. Perfino Mandrake è evidentemente sconvolto. Ma per che cosa? Per i pochi resti umani sparsi per terra? I quattro personaggi hanno visto 
ben altro, nel corso delle loro avventure! Forse sarà la vista del leone affamato... Ma non può essere così, perché la belva non è stata ancora scorta dal gruppo: è Barbara, nella seconda vignetta della terza striscia, a vedere il leone e ad avvertire Mandrake.
Zeiger confronta gli albi italiani con i microfilm, e scopre che Nerbini aveva fatto pesantemente censurare le strisce, e in modo così abile che - a differenza di quello che era accaduto per Gordon - nessuno se ne era accorto, in Italia, per oltre sessant’anni! Ritaglia allora dai microfilm, oltre ai balloons originali, anche le parti censurate, e le incolla sulle strisce italiane: un paziente lavoro di patchwork, che alla fine restituisce le strisce originali, così come le aveva concepite Lee Falk e disegnate Phil Davis. Bene, guardate la stessa sequenza "restaurata": siamo pressoché certi di essere i primi al mondo, dopo il 1934, a pubblicare queste strips nella loro versione non ritoccata!

Ossa dappertutto, ma non solo.
Mandrake, Lotar e Sheldon ne hanno ben donde di essere sconvolti: il cortile del leone è letteralmente pieno di scheletri umani. Un’immagine, per gli anni Trenta, decisamente "forte", e ancor oggi molto suggestiva. Nerbini, spaventato dalle critiche che gli arrivavano da tutte le parti, ordina ai suoi grafici di "ammorbidire" il colore decisamente dark di Mandrake. Ma non solo. Zeiger, che ormai ci ha fatto l’occhio, scopre anche delle sorprendenti censure "sessuali". A farne le spese è la povera e filiforme Barbara, ritenuta evidentemente immorale. Vi proponiamo anche un’altra breve sequenza, quella dal 30-8 al 1-9 1934, a confronto con la versione originale: a voi i commenti.
Questa è veramente filologia: tanto di cappello a Enrique Zeiger, e un grazie di cuore da parte di tutti gli appassionati di syndication americana!

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